Le gliflozine rappresentano l’ultima strategia terapeutica nel trattamento del diabete mellito di tipo 2.
Il Team Diabete ha recentemente pubblicato, su una rivista internazionale, un articolo dove venivano riassunte le principali proprietà di tali farmaci, focalizzando l’attenzione su “ertugliflozin”, una nuova gliflozina altamente selettiva.
Il ruolo dei reni nel mantenimento dell’omeostasi del glucosio è ben noto da tempo, ma solo recentemente sono diventati un bersaglio terapeutico nei pazienti con diabete.
I reni, trasferiscono tutto il glucosio plasmatico nelle urine, per poi riassorbirlo completamente attraverso il cotrasportatore sodio/glucosio di tipo 2 (SGLT2). Pertanto, in condizioni fisiologiche, non è presente glucosio nelle urine. Quando la concentrazione di glucosio plasmatico supera una determinata soglia (circa 180 mg /dl), gli SGLT2 diventano saturi e il glucosio in eccesso viene escreto nelle urine (glicosuria), un tipico segno di diabete.
Le gliflozine, attraverso un’inibizione selettiva dell’SGLT2, aumentano l’eliminazione di glucosio dal corpo (attraverso l’inibizione del riassorbimento del glucosio renale) riducendo in tal modo l’iperglicemia nel diabete mellito di tipo 2, attraverso un meccanismo insulino-indipendente. La glicosuria indotta dagli inibitori SGLT2 (SGLT2i) fornisce sollievo dalla tossicità del glucosio, migliorando così la secrezione di insulina da parte delle β-cellule e la sensibilità all’insulina nei tessuti periferici, portando di conseguenza ad un’ulteriore riduzione della concentrazione plasmatica di glucosio.
Promettenti risultati ottenuti negli studi clinici, dimostrano che tali farmaci forniscono inoltre un’importante protezione cardiovascolare. Due recenti studi clinici condotti con le molecole SGLT2i empagliflozin e canagliflozin (rispettivamente EMPAREG e CANVAS), che hanno coinvolto soggetti con diabete mellito di tipo 2 e rischio cardiovascolare elevato, hanno mostrato, in misura diversa, una significativa riduzione della mortalità da eventi cardiovascolari maggiori: morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale.
Nell’articolo pubblicato dal Team Diabete, l’attenzione viene posta sui risultati ottenuti dalla nuova gliflozina Ertugliflozin. Come le altre gliflozine, è efficace nel ridurre l’emoglobina glicata, la pressione sanguigna e il peso corporeo, sia in monoterapia che in combinazione con altri ipoglicemizzanti orali, senza significativi effetti collaterali. La molecola è stata recentemente approvata dalla Commissione Europea il 21 marzo 2018 e sarà messa in commercio con il marchio Steglatro. In letteratura mancano tuttavia dati di studi sul confronto testa a testa delle varie molecole di SGLT2i, che potrebbero aiutare a scegliere il farmaco giusto caso per caso. Tuttavia, a differenza delle altre gliflozine disponibili, la possibilità di avere ertugliflozin in terapia di associazione con Sitagliptin, l’inibitore DPP-4 più prescritto, è un vantaggio innegabile. In futuro, una sfida potrebbe essere quella di studiare i loro effetti come terapia iniziale combinata per il diabete di tipo 2 di nuova diagnosi, avendo la durabilità come obiettivo primario, cioè la capacità di mantenere un adeguato controllo glicemico senza il (solito) bisogno di aggiungere ulteriori trattamenti. Le gliflozine, in combinazione con un inibitore della DPP-4 e metformina, come terapia iniziale, potrebbero modificare la storia naturale del diabete e rallentarne la progressione.
Di seguito la referenza dell’articolo discusso:
Cinti F, Moffa S, Impronta F, Cefalo CM, Sun VA, Sorice GP, Mezza T, Giaccari A. Spotlight on ertugliflozin and its potential in the treatment of type 2 diabetes: evidence to date. Drug Des Devel Ther. 2017 Oct 3;doi: 10.2147/DDDT.S114932.