Una ricerca recentemente pubblicata dal Team Diabete su una rivista internazionale, con particolare interesse in ambito di diabete ed obesità dal titolo Obesity, ha evidenziato come un’adeguata integrazione con vitamina D insieme con una a dieta ipocalorica può migliorare il problema della troppa insulina in chi è in sovrappeso e dunque probabilmente prevenire l’insorgenza di diabete mellito di tipo 2.
Tale studio nasceva da precedenti osservazioni del Team, che mettevano in evidenza come minori livelli di vitamina D correlassero con un peso corporeo maggiore e una minore risposta all’insulina. Al fine di chiarire se tale correlazione fosse dovuta al caso o retta da una relazione causa-effetto, è stato eseguita un’ attenta valutazione metabolica in 18 persone in sovrappeso, senza diabete, con bassi valori di vitamina D (<30 ng/dl), di cui, per essere sicuri che i possibili effetti osservati fossero legati alla vitamina D, la metà di queste persone ha assunto settimanalmente una piccola dose di Vitamina D (come quelle che si trovano in farmacia) e l’altra metà non ha assunto la vitamina D, ma un liquido con le stesse caratteristiche (placebo), senza che né i soggetti in studio né gli sperimentatori fossero a conoscenza di quali soggetti assumessero l’una o l’altra formulazione. La valutazione metabolica effettuata all’inizio dello studio e dopo i tre mesi di intervento terapeutico consisteva in una curva da carico orale di glucosio (per escludere un eventuale diabete non noto e valutare eventuali iperglicemie), e un test molto sofisticato (clamp euglicemico iperinsulinemico) che misura con estrema precisione l’azione dell’insulina. I pazienti inoltre veniva sottoposti ad esame DEXA (dual X-ray absorptiometry, lo stesso che si usa per fare la MOC delle ossa) in grado di misurare con precisione la loro composizione corporea e dunque la quantità e la localizzazione di muscoli e grasso presenti. I risultati di tale studio hanno evidenziato come i pazienti che avevano assunto la terapia con Vitamina D, raggiungendo valori adeguati di tale vitamina nel sangue (>30 ng/dl), presentavano un aumento dell’effetto dell’insulina rispetto ai pazienti che avevano assunto il placebo; e che sempre i primi perdevano molto più tessuto grasso addominale, noto per aumentare il rischio cardiovascolare, a parità di perdita di tessuto grasso totale. In altre parole, ottenevano gli stessi effetti metabolici con molta meno insulina.
Nonostante la definizione dei livelli normali di vitamina D rimanga ancora controversa; è oggigiorno riconosciuto come bassi livelli di vitamina D siano collegati non solo con maggior rischio di osteoporosi e fratture ma anche con iperglicemia fino al diabete di tipo 2, insulino-resistenza (insulina alta, perché funziona meno), ipertensione, trigliceridi alti e malattie cardiovascolari.
Il nostro studio suggerisce come possa essere indicato aggiungere all’intervento di life style (dieta sana e attività fisica regolare) una integrazione di vitamina D, almeno nei soggetti che abbiamo bassi livelli di tale vitamina e che siano ad alto rischio per l’insorgenza del diabete mellito di tipo 2.
Di seguito la referenza dell’articolo discusso: Cefalo CMA, Conte C, Sorice GP, Moffa S, Sun VA, Cinti F, Salomone E, Muscogiuri G, Brocchi AAG, Pontecorvi A, Mezza T, Giaccari A Effect of Vitamin D Supplementation on Obesity-Induced Insulin Resistance: A Double-Blind, Randomized, Placebo-Controlled Trial. Obesity 2018 Mar 4. doi: 10.1002/oby.22132.